Come per tutti gli altri cittadini ucraini, anche per il team di Skylum la vita è cambiata drasticamente dall’inizio della guerra.

Nella foto sopra, è raffigurato il Team di Skylum durante il nostro Bukovel Photo Camp nell’estate del 2021, circa sei mesi prima dell’invasione russa. Da allora, le vite di tutte le persone nella foto sono cambiate per sempre. Scopri le storie delle persone dietro Luminar.

Il 24 febbraio, l'invasione su vasta scala della Russia ha costretto gli ucraini a mettere tutto in discussione e a prendere in un attimo decisioni che cambiano la vita. Molte persone sono fuggite all’estero, molte altre sono rimaste in Ucraina, altre ancora si sono unite alle forze armate o ai gruppi di difesa territoriale per difendere il nostro Paese. Oggi vogliamo raccontarti le storie vere di alcuni componenti del team di Skylum dall’inizio della guerra, che ad oggi è ancora in corso.

Ma prima di fare questo, vogliamo condividere una fantastica notizia! Nonostante tutto, continuiamo a lavorare per la nostra community. Un po’ alla volta, il nostro team continua a migliorare la linea di prodotti Skylum. Siamo quindi incredibilmente orgogliosi di comunicarti che questa settimana abbiamo rilasciato non uno, ma ben due nuovi aggiornamenti: Luminar AI 1.5.2 e Luminar Neo 1.0.4

“Dietro ogni prodotto eccezionale c’è un team fatto di persone. Ho sempre creduto nella forza del nostro team. La loro dedizione e la forza di volontà nel lavorare anche dalle zone più colpite dalla guerra è per me motivo di grande ispirazione, per cui desidero esprimere loro la mia infinita gratitudine. Continueremo a fare tutto quello che possiamo per far sì che i nostri partner e utenti possano raccontare le loro storie per immagini.” — Ivan Kutanin, CEO di Skylum

Puoi scoprire tutti i miglioramenti apportati a Luminar AI e Luminar Neo nella sezione “Novità” del sito web di Skylum. Il nostro lavoro ci dà conforto, e ci auguriamo che apprezzerai i nuovi aggiornamenti e che ne approfitterai per realizzare foto straordinarie. Nel frattempo, ti invitiamo a leggere le storie delle persone che continuano a lavorare nelle condizioni più disparate per offrirti questi aggiornamenti di prodotto.

Le storie del Team di Skylum

Storie di guerra del Team di Skylum | Skylum Blog(2)

Maryna Golovko, Software Engineer 

In Skylum, mi occupo dello sviluppo di Luminar sulla piattaforma Windows. In questo ultimo mese, lavorando in situazioni a dir poco complesse e stressanti, posso dire di essere diventata una vera professionista del multitasking. In sole quattro settimane ho vissuto nella regione di Ivano-Frankivsk e a Lviv in Ucraina, a Košice, Slovacchia, a Budapest, Ungheria, a Lisbona, Portogallo, e attualmente mi trovo a Portimão, anche se a breve mi sposterò di nuovo. 

La mattina del 24 febbraio, sono stata svegliata dal rumore dell’acqua nel bagno. Mio marito se ne andava in giro per casa a fare scorte di acqua. “È l’inizio”, sono state le uniche parole che ha detto. Sono andata alla finestra della camera di mia figlia e ho visto le esplosioni in lontananza. Le nostre difese aeree stavano abbattendo i missili russi. Poi ho guardato sotto e ho visto che tutte le strade dal centro commerciale Retroville erano intasate dalle macchine: partire in auto era già impossibile. Ho passato tutta la giornata in stato di shock: non riuscivo a fare le valigie, né ad andare a fare la spesa o a capire di cosa avessi bisogno. 

Dopo una notte insonne a casa di un mio parente, ci siamo diretti in Ucraina occidentale senza fermarci prima a casa e senza le nostre cose. Siamo stati fortunati perché abbiamo chiamato subito diversi hotel e siamo riusciti a trovare una stanza: in serata erano già tutti pieni. Dopo aver trascorso una settimana in Ucraina occidentale, ho capito che la famiglia si doveva separare (gli uomini non possono abbandonare il Paese), per cui ho attraversato il confine con la Polonia insieme ai bambini. I polacchi ci hanno accolto con grande calore! Ci hanno dato da mangiare e vestiti caldi per i bambini. Alla dogana polacca, quando hanno visto che avevamo quattro bambini in macchina ci hanno regalato dolcetti e caramelle!

Dalla Polonia siamo andati direttamente a Košice. È stato un viaggio difficile, anche se amo guidare. Ma ho capito che era necessario portare i bambini in un luogo sicuro. I miei genitori hanno raggiunto me e i miei due bambini a Košice. Inizialmente non avevano voluto lasciare il loro appartamento e sono rimasti una settimana a Kyiv sotto i bombardamenti, ma poi una bomba ha colpito una casa a un isolato di distanza dalla loro, per cui hanno deciso di prendere uno dei treni per evacuare la città. I miei genitori hanno 65 anni e non hanno mai goduto di buona salute. Ma a causa di questa guerra senza senso, hanno dovuto prendere un taxi per raggiungere la stazione ferroviaria di Kyiv dalla riva sinistra, ci hanno messo tre ore per attraversare tutti i checkpoint, hanno aspettato il treno per cinque ore in stazione e sono stati messi nella sala d’attesa solo perché non sono corsi nel rifugio durante gli allarmi. Quindi non sono riusciti a salire su nessuno dei treni per l’evacuazione perché facevano salire a bordo solo le donne con i bambini. Alla fine sono riusciti a trovare posto in una gelida carrozza sul treno, dove sono stati seduti per 15 ore prima di arrivare a Uzhgorod, dove hanno attraversato il confine.

Storie di guerra del Team di Skylum | Skylum Blog(3)

Da Košice, abbiamo deciso di spostarci in Portogallo. Il viaggio fino all’aeroporto di Budapest è stato lungo, ma alla fine abbiamo incontrato un volontario di Budapest molto gentile che ci ha dato da mangiare e ci ha permesso di trascorrere la notte nella sala d’attesa. Ma io non riuscivo a dormire, per cui mi sono messa a lavorare. La mattina abbiamo preso il volo per Lisbona, e pochi giorni dopo i russi hanno fatto esplodere con i missili il centro commerciale Retroville, vicino casa mia. Le esplosioni hanno mandato in frantumi tutte le finestre del nostro appartamento, che si trova in un edificio nuovissimo. Ci eravamo trasferiti nel nostro nuovo appartamento solo pochi mesi fa, perché lo abbiamo ristrutturato per un anno, curando ogni minimo dettaglio. Oggi, oltre alla pioggia e al vento, nel nostro appartamento sono entrati anche i piccioni.

Alcune immagini di questo ultimo mese:

  • I bambini erano a Tatariv (regione di Ivano-Frankivsk in Ucraina) e giocavano nella neve. Quando abbiamo chiesto loro: “Cosa state facendo?”, hanno risposto: “Stiamo costruendo un bunker, così saremo al sicuro!”.

  • Mia figlia che urlava: “Come si fa a uscire da questo gioco?!” (riferendosi alla nostra nuova realtà).

  • Mentre lasciavamo Kyiv in auto, proprio sopra l’autostrada un caccia vira sopra le nostre teste. È stato terrificante.

  • Ho dovuto festeggiare il terzo compleanno di mio figlio con una settimana di ritardo.

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Valerie Kryshchuk, Influencer Marketing Manager 

Di norma, lavoro con influencer da tutto il mondo per promuovere Luminar Neo. Cerco nuovi creator che lavorino con noi e lancino campagne su YouTube e Instagram. Ora che c’è la guerra, sto aiutando le persone di Skylum al momento bloccate in regioni pericolose a lasciare le loro città e a trovare una nuova casa. 

Quando il 24 febbraio è iniziata la guerra, io ero a Kyiv e sono stata svegliata, come milioni di altri ucraini, dal rumore delle esplosioni. Quella mattina ho trascorso varie ore in un rifugio antiaereo insieme a mio marito e ai nostri due gatti. Poi mi ha chiamata mio fratello di 19 anni, che la sera prima aveva guidato fino a Kharkiv ed era stato accolto dai missili russi alle cinque del mattino. Dopo aver guidato per 12 ore dall’Ucraina occidentale, ha raggiunto Kharkiv per passare la notte lì, ma a causa dei bombardamenti è tornato indietro e ha passato altre 20 ore nel traffico insieme ad altre persone che cercavano di fuggire. Quello stesso giorno è passato per Kyiv ed è riuscito ad aiutare la mia famiglia e quella di mio marito ad abbandonare la città. Più tardi, quella sera, mio marito e io, sua madre, sua sorella incinta insieme al marito, due gatti e due cani, siamo arrivati in Ucraina occidentale, dove ci troviamo ancora adesso. Stiamo provando a continuare a lavorare e ad aiutare l’Ucraina. Attualmente lavoro dal divano di casa dei miei genitori o  nella piccola fattoria di mio nonno, dove ci sono galli, galline e maiali, in un villaggio a 30 km dalla città.

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Bogdan Vasiliev, Marketing Generalist 

Il mio ruolo è quello di marketer per il nostro prodotto di punta, Luminar Neo. Lavoro insieme al team dei prodotti, quello tecnico e quello del supporto, oltre che con altri marketer, per offrire ai nostri utenti un prodotto migliore e una migliore esperienza di foto editing.

Non me ne sono andato da Kyiv. La guerra ha colpito tutta l’Ucraina, per cui è difficile sentirsi al sicuro in qualsiasi parte del Paese. Io sono rimasto per difendere la mia città. Durante i primi giorni, mi sono unito alle cosiddette cyber-truppe. Prima di Skylum, ho lavorato con diverse forze politiche e conosco molto bene le tecnologie dei social. Insieme a degli amici, abbiamo cercato di fare il meglio che potevamo. Ma la propaganda russa ha raggiunto un livello così assurdo che è difficile sconfiggerla sul campo di battaglia dell’informazione. Non c’è nulla che funzioni, nemmeno con i miei parenti in Russia. Il padre di mio zio si è persino rifiutato di ascoltare suo figlio! Adesso non si parlano più. Ma noi non ci arrendiamo! Non credete che il popolo russo non abbia colpe. Sono tutti complici. Anche loro sostengono la guerra.

Oltre a questo, dò da mangiare agli animali che sono rimasti bloccati negli appartamenti. Molte persone sono state colte di sorpresa dalla guerra e non sono più riuscite a badare ai loro animali, che quindi dovevano essere messi in salvo. Altri, invece, hanno scelto consapevolmente di lasciare gli animali nelle case e sono fuggiti verso altre zone del Paese. Già, questo è un altro degli orrori della guerra. Ho intenzione di cercare un posto dove organizzare un riparo vicino all’organizzazione della protezione animali e portarvi tutti gli animali. Spostarsi in giro per la città è pericoloso, ma mi spezza il cuore lasciar morire tutti quegli animali.

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Olga Salkova, Marketing Content Manager 

Attualmente sto lavorando da casa di amici a Bucarest, in Romania. In qualità di content manager, mi occupo della produzione di ogni genere di materiale di marketing, quindi e-mail, banner, video, ecc. Oltre alle mie attività consuete, sto aiutando i colleghi e le loro famiglie a trovare un mezzo di trasporto per lasciare l’Ucraina e una casa in cui vivere, che sia nel nostro Paese o all’estero. Anche se fisicamente sono al sicuro, mentalmente mi sento molto provata perché è impossibile stare bene quando il tuo Paese è in guerra.

Quando è scoppiata la guerra, mio marito e io eravamo in vacanza in Sri Lanka. Il nostro volo di ritorno è stato cancellato, ma noi abbiamo deciso comunque di prendere un aereo che ci portasse vicino a casa. Ci siamo riusciti con un collegamento per gli Emirati Arabi Uniti e poi per Bucarest. Abbiamo deciso di lasciare lo Sri Lanka nonostante le buone condizioni generali perché per noi era impossibile condurre una vita normale su un’isola esotica. I primi giorni sono stati molto difficili: controllavo continuamente la posizione di mia sorella mentre lei e nostra madre attraversavano il confine tra Ucraina e Moldavia. In Sri Lanka c’erano molti russi che continuavano a divertirsi. Alcuni di loro sostenevano la guerra del loro Paese, a molti altri invece semplicemente non importava nulla. Siamo riusciti a non litigare con loro solo perché dovevamo tornare per le nostre famiglie. Mio padre, i miei suoceri e il nostro gatto sono ancora Kyiv. Così come molti dei nostri amici. Voglio solo che quest’incubo finisca per poter ritornare a casa.

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Yasia, Senior Affiliate Manager 

La mattina del 24 febbraio, sono stata svegliata dalla telefonata di mia madre: “Yasia, è iniziata la guerra”. Mio marito e io abbiamo raccolto in fretta le nostre cose, preso la nostra gatta Jackie e siamo partiti per raggiungere i nostri parenti in una cittadina a 50 km da Kyiv. Speravamo che stare lontano da una grande città ci avrebbe aiutato a evitare gli attacchi militari diretti. Ma già il secondo giorno ci siamo resi conto che non era così.

A partire dal secondo giorno di guerra, abbiamo cominciato a vedere l’equipaggiamento del nemico proprio fuori le nostre case: mezzi corazzati, tank, veicoli militari. Dopo pochi giorni, sono iniziati gli attacchi militari attivi: potevamo sentire le esplosioni, gli spari, i missili… Ricordo quando ho sentito per la prima volta il suono delle sirene antiaeree: è stato terrificante. Ho chiamato i miei genitori per dirgli che gli voglio bene. Pensavo che non li avrei più rivisti.

Il quinto giorno di guerra è andata via l’elettricità, e così anche Internet e la connessione dai cellulari. Sono stati i giorni più difficili. Non riuscivamo a metterci in contatto con i nostri cari per dire loro che eravamo vivi. Ricordo che con mio marito siamo saliti sulla torre campanaria di una chiesa locale, perché era il posto più alto di tutta la città. Lassù c’era segnale e siamo riusciti a mandare un messaggio ai nostri amici e parenti per comunicare che stavamo bene. Per me quello è stato il momento più felice dall’inizio della guerra.

Poi la situazione ha iniziato a peggiorare. I soldati russi avevano occupato la nostra città, rimosso la bandiera ucraina e iniziato ad andare in giro a sparare ai civili! Il nostro vicino è stato ucciso a colpi di mitragliatrice mentre era nel giardino di casa sua. Questo per noi ha rappresentato un punto di svolta. Con mio marito abbiamo deciso che avremmo fatto tutto il possibile per andare via da quell’inferno. La mattina successiva, dopo il passaggio delle forze nemiche, ci siamo messi in macchina e siamo partiti. Sapevamo che era rischioso perché non sapevamo cosa stava accadendo in città, né quali strade erano sicure perché non avevamo Internet né la connessione dai cellulari da cinque giorni. Per fortuna ci è andata bene. Esattamente dieci minuti dopo la nostra partenza, abbiamo trovato un checkpoint ucraino. I ragazzi del checkpoint ci hanno suggerito la strada più sicura. Abbiamo guidato fino a Lviv senza mai fermarci, per 500 chilometri, e pochi giorni dopo siamo andati a Kremenets.

Ho il cuore a pezzi. I miei genitori sono ancora a Kyiv. Tutti i miei amici e parenti sono sparsi per il Paese e all’estero. Non vedo l’ora che la guerra finisca per incontrare e abbracciare tutti.

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Juliy Dzhereleyko, Designer 

Lavoro in Skylum da circa due anni e nove mesi. Prima della guerra lavoravo come designer, creavo ogni genere di materiale visivo e nel tempo libero dipingevo e facevo musica. Ora lavoro da casa, ma non dipingo più. Lavoro anche in un battaglione di volontari. Attualmente mi trovo a Ivano-Frankivsk, in Ucraina occidentale. Qui la situazione è tranquilla. Ci sono tante persone e gli esercizi commerciali sono aperti fino alle 8 di sera. Ho preso il treno da Kyiv a Lviv il 26 febbraio, poi sono arrivato qui. I miei amici e io ci siamo arruolati nel battaglione di volontari del quartier generale di difesa dei Carpazi. Lavoriamo solo nella città di Ivano-Frankivsk. Facciamo addestramento in tutte le discipline. A volte siamo di pattuglia con la polizia ai checkpoint, vicino l’amministrazione dello stato regionale e alla stazione ferroviaria. È una situazione complicata e non mi sarei mai aspettato di fare una cosa del genere nella mia vita, ma sono felice di poter aiutare il mio Paese e difendere i civili.

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Taras Zemlyankin, Responsabile QA 

Sono il Responsabile QA di Skylum, il che vuol dire che mi occupo di organizzare ogni genere di test sui prodotti e di trovare l’approccio migliore per implementarli. Mi occupo anche di configurare i processi per impedire che errori critici finiscano nelle nostre applicazioni. Tutto questo lo facciamo grazie agli sforzi del nostro team di Quality Assurance, composto da dieci persone che amano tantissimo i nostri prodotti e che spesso trascorrono il loro tempo libero a migliorare questi prodotti per i nostri utenti.

Attualmente, mentre lavoro sento costantemente un sottofondo di quattro bambini che gridano, litigano, piangono e fanno continuamente domande. Inoltre, tre di questi bambini non capiscono la frase “papà sta lavorando, non disturbare”. In queste condizioni, le abilità manageriali vengono messe a dura prova, e se hai abbastanza pazienza, si rivela una scuola dura ma efficace per “affinare” le capacità organizzative, di gestione del personale e di risoluzione delle divergenze, nonché la capacità di ascoltare e parlare al momento giusto, raggiungendo obiettivi vincenti sotto ogni aspetto. Ma malgrado queste opportunità di apprendimento, mi manca molto l’ufficio, dove posso concentrarmi al 100% e dedicarmi interamente al lavoro. 

Prima della guerra, vivevo vicino Irpin con mia moglie e i nostri quattro figli. Il primo giorno di guerra, non capivamo cosa stesse accadendo. Io non ci credevo. Ma la reazione dei bambini alle esplosioni mi ha riportato alla realtà. È stata mia moglie a convincermi a raccogliere le nostre cose, caricarle in auto e partire in direzione di Chernivtsi, dove vivono i nostri parenti. Pensavo che era una buona idea partire di notte per arrivare al mattino, dal momento che la nostra Hyundai Accent berlina non è l’ideale per trasportare così tante persone. Se guidi di notte mentre i bambini dormono, si può fare. Ma quello per Chernivtsi si è rivelato essere un viaggio di due giorni e mezzo, con mega ingorghi di traffico, ore a bere caffè e a stare all’impiedi. Quando lo fai da solo, non è poi è così terribile. Ma con quattro bambini, tre dei quali dai cinque anni in giù, fare un viaggio simile è una vera e propria prova in cui lotti per non impazzire. E quelle ore di notte quando i bambini dormono sembrano quasi riposanti, anche se tu stesso cerchi di non addormentarti e di continuare a guidare almeno un po’.

Siamo partiti il giovedì sera e la domenica mattina eravamo a Chernivtsi. Ci siamo fermati lì per vari giorni, dopodiché abbiamo guidato per altri 1500 chilometri fino al confine con la Romania, atteso 10 ore al confine tra Ucraina e Romania, aspettato altre ore al confine tra Romania e Ungheria e infine arrivati a Gdansk, in Polonia. In una situazione simile non capivamo quale fosse la cosa “giusta” da fare. Mettere i bambini al sicuro era il nostro unico obiettivo. Adesso siamo a Gdansk, e Skylum ci ha aiutati ad affittare un appartamento qui. Non ci sono esplosioni, né fascisti, saccheggiatori e stupratori russi. Fisicamente siamo al sicuro. Ma dentro di noi c’è il vuoto. E un desiderio folle di tornare a casa.


Queste sono solo alcune delle storie del nostro team. Ogni cittadino ucraino ha la sua storia su come la guerra gli ha cambiato la vita. Grazie per aver letto le nostre. E grazie anche per le continue parole di sostegno e per le donazioni. Sostieni l’Ucraina! 

Vi sono altre commoventi storie di vita reale dei nostri compagni di team di Skylum. Se desideri conoscere le altre storie e condividere cosa sta accadendo in Ucraina, puoi contattare la nostra Responsabile delle comunicazioni, Anna Koval, all’indirizzo email [email protected].

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